biscotti

L’impronta di carbonio dei biscotti

Frollini, cookies, biscotti ripieni, ricoperti di cioccolato, vaniglia o alle nocciole: i biscotti fanno parte del nostro quotidiano sia che li consumiamo a merenda o colazione, sia che cerchiamo di vincere la loro tentazione.

Sappiamo tutti dell’alto contenuto di zuccheri dei biscotti, ma forse non ci siamo mai chiesti qual è la loro impronta di carbonio.
I dati ci dicono che i biscotti più venduti in Italia, le gocciole, emettono 773 grammi di CO2 per ogni pacco da mezzo chilo: questo significa che quando facciamo colazione con le nostre cinque Gocciole emettiamo tanta anidride carbonica quanta ne produce il ricaricare per nove volte il nostro cellulare.

Non tutti i biscotti sono uguali: la maggior parte dei frollini si aggira intorno ai 650 grammi di CO2 equivalente per pacco da 500 grammi; in generale, i biscotti ricoperti di cioccolato o con gocce di cioccolato hanno un’impronta di carbonio più alta, dovuta appunto alla presenza di questa componente.

I dati più interessanti riguardano forse i Pavesini, che leggeri sono, sì, ma non per il clima! Un pacchetto di pavesini emette infatti, in tutto il suo ciclo di vita, circa 73 grammi di anidride carbonica, pur pesando solamente 25 grammi. A parità di peso, i Pavesini emettono quasi il doppio dell’anidride carbonica dei Ringo alla vaniglia.

Che fare, allora? Rinunciare e mangiare soltanto biscotti “semplici”, senza creme sfiziose? Non per forza: una banana ha un’impronta di carbonio che, in media, è la metà di quella dei nostri biscotti; scambiando due o tre biscotti al cioccolato per una banana a colazione, allora, avremo già ridotto la nostra impronta di carbonio complessiva.
Quello che sui pacchi di biscotti è consigliato per la salute diventa valido anche per il clima; niente di meglio di fare il bene del pianeta prendendosi anche cura di sé stessi.

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