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L’impronta di carbonio della pizza

Che pizza quest’impronta di carbonio! Immagino lo starete pensando dopo aver letto dell’impatto di Netflix e dei nostri biscotti sul pianeta. Ma allora continuiamo proprio con il piatto italiano per eccellenza, la pizza, e cerchiamo di capire quanto mangiare la pizza possa incidere sulla quantità di gas serra nell’atmosfera. 

A dire la verità, l’impronta di carbonio di una pizza margherita è piuttosto bassa, perché i suoi ingredienti sono per la gran parte di origine vegetale, e per questo “pesano meno” sul clima. Basti pensare che, per un chilo di pizza, la farina, l’olio e il pomodoro emettono meno della mozzarella (circa 811 grammi di CO2 contro 1125). Aggiungendo acqua e basilico arriviamo a circa 2,5 kg di CO2 per 1 kg di pizza. Ma qui arriva il problema maggiore: la cottura. Sì, perché il forno a legna è uno dei meno efficienti e più inquinanti, e aggiunge altre emissioni, che dipendono dall’efficienza del forno e dal tipo di legna usato. 

Ma non dobbiamo rinunciare alla pizza per salvare il pianeta. Anzi, in questo caso forse è meglio sottolineare i lati positivi: continuare a farsi la pizza a casa o mangiarla al ristorante conviene comunque più che comprarla surgelata.

Sì, perché in questo caso la pizza, dopo essere stata prodotta, deve essere impacchettata, trasportata e costantemente refrigerata fino al momento in cui la cucineremo; e questo, in alcuni casi, può addirittura centuplicare le emissioni di CO2!

Come in molti altri casi legati al cibo, allora, evitare le ricette surgelate e spendere qualche minuto in più in cucina può rivelarsi un grande passo per ridurre la nostra impronta di carbonio.

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