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L’impronta di carbonio di un albero

Calcolare l’impronta di carbonio di un albero significa misurare la differenza tra l’anidride carbonica che sequestra durante la sua vita a quella che emette. Attraverso la fotosintesi, infatti, gli alberi trasformano CO2 in ossigeno (e viceversa), traendo energia dalle radiazioni solari. La quantità di anidride carbonica assorbita, tuttavia, cambia in base a molti fattori: prima di tutto perché, a seconda della specie, un albero potrebbe emettere o “sequestrare” un diverso quantitativo di CO2; poi perché un albero non sequestra anidride carbonica a un livello rilevante prima di alcuni anni (devono crescere anche loro, del resto!), e si ferma una volta giunto a una certa età. 

Proprio come noi, insomma, anche gli alberi hanno bisogno di tempo prima di mettersi a lavoro, e vanno “in pensione”, rimanendo tuttavia fondamentali a causa dell’anidride carbonica che trattengono nel terreno (un vero e proprio serbatoio). 

Nel complesso, comunque, l’impronta di carbonio di un albero è sempre negativa: con un po’ di libertà scientifica possiamo stimare che in un anno, un albero sequestra tra i 10 e i 20 kg di CO2. Questo in un contesto cittadino, perché in una foresta arriviamo anche a 50 kg di CO2 sequestrati in un anno:  l’equivalente di 60 pizze mangiate, o 5 concerti, o del bersi una bottiglia di vino a settimana (speriamo non da soli!).

Una gestione consapevole di boschi e foreste può anche aumentare questi coefficienti: attraverso la rimozione di alberi vecchi, il taglio di altri, perfino attraverso l’uso di incendi controllati, il potenziale di assorbimento di CO2 di un bosco può venire incrementato. 

Per quanto riguarda le città, pensiamo poi che all’anidride carbonica rimossa dovremmo sommare quella che gli alberi evitano, abbassando le temperature dei luoghi in cui vengono piantati (e quindi evitandoci l’uso dell’aria condizionata). 

Insomma, gli alberi sembrano poter essere una panacea alle nostre emissioni; e probabilmente starete già pensando di comprarne qualcuno online per compensare quel viaggio in aereo fatto qualche mese fa o diminuire l’impatto della vostra dieta. 

Se è così vi diciamo: “bravi! Siamo fieri di voi”, ma attenti a due ultime cose. 

La prima è che bisogna scegliere con cura da chi comprare un albero: abbiamo capito che, prima di 10 anni, il sequestro di carbonio potrebbe essere quasi nullo, quindi dovreste essere certi che l’albero che piantate oggi potrà crescere e sopravvivere per un periodo di almeno 40-50 anni per compensare adeguatamente le vostre emissioni. I siti che offrono il servizio di piantumazione dovrebbero allora garantire una durata minima di esistenza per ogni albero; alternativamente, l’opzione migliore rimane investire nei progetti che puntano a minimizzare la deforestazione, piuttosto che riforestare. 

Sì, perché il secondo punto da ricordare è che compensare non deve essere una scorciatoia: una foresta che scompare non è solo un insieme di alberi, ma un ecosistema interconnesso in cui flora e fauna sono protetti e mutualmente dipendenti. Piantare alberi individuali non è la stessa cosa, e ricreare un sistema forestale implica uno sforzo economico e scientifico enorme, che può venire risparmiato anche, nel nostro piccolo, limitando le abitudini insostenibili ogni volta che ne abbiamo il potere. 

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