Già vi vediamo: “No dai, tutto ma questo no, per favore la bresaola no! Abbiate pietà!”. Ma a volte diventare consapevoli significa dover vedere crollare alcune certezze, e oggi, forse, è il turno di uno dei prodotti più apprezzati in Italia.
Ogni volta che compriamo un etto di affettato (che sia salame o prosciutto) ci portiamo a casa anche un chilo e mezzo di CO2 emessa per produrlo, trasformarlo e lavorarlo. Giusto per fare un confronto, con lo stesso “budget” di emissioni potremmo comprare cento grammi di nocciole o arachidi, cento di mandorle o pistacchi, cento di pomodorini, pane e olio in abbondanza per le bruschette e anche una birra; insomma due aperitivi molto diversi tra loro.
Ma questo riguarda comunque la carne di maiale, che è molto meno impattante sul clima di quella dei bovini. In effetti, i numeri della bresaola sono ancora più alti: con qualche approssimazione possiamo dire che emette almeno 2kg e fino a 3.5kg di CO2 ogni 100 grammi! Parliamo di più del doppio del maiale, e abbastanza da permetterci di condividere l’aperitivo di prima con almeno 2 o 3 amici.
In questa impronta rientrano, a volte, anche le emissioni dovute al fatto che una buona parte della carne usata per la bresaola viene importata dal Brasile. Sì, perché quello che viene protetto dal marchio IGP è la preparazione del salume, ma non la provenienza della carne.
Insomma, indirettamente il nostro amore per un pasto gustoso ma con pochi grassi contribuisce alla deforestazione in Amazzonia. Nemmeno tanto indirettamente, in verità.
Ma allora, che fare? Dovremmo davvero rinunciare alla bresaola, tra emissioni e distruzione degli ecosistemi? Beh, smettere da un giorno all’altro potrebbe essere controproducente, nel lungo periodo. E poi anche il gusto può essere un diritto personale.
Proviamo allora a guardare la questione da un altro punto di vista: imparando a cucinare un’ottima parmigiana potremmo sostituire la carne in uno dei nostri pasti settimanali, magari condividendo il tutto sui social e influenzando persone lontane migliaia di chilometri. In breve, potremmo riuscire a sensibilizzare attraverso l’esempio ancor più persone che con le parole, e contribuire alla riduzione delle emissioni senza per questo dover fare da subito enormi rinunce.
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