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Qual è l’imponta di carbonio di una vita umana?

Siamo oramai al decimo episodio di questa rubrica: è ora di dare una degna chiusura alla prima stagione del carbon footprint, ed è giusto farlo con alcune riflessioni.
Per questo, oggi parleremo dell’impronta di carbonio della vita umana. Non più, quindi, di un solo prodotto, né di singolo evento, ma della nostra intera esistenza dalla culla alla tomba. 

Un calcolo del genere, ovviamente, non si può effettuare con precisione, perché la quantità di variabili da includere è davvero enorme. Possiamo però cercare di fare qualche stima per avere un’idea di quanto vivere in Italia nel XXI secolo comporti in termini di emissioni di gas serra. Secondo l’OCSE, un Italiano emette annualmente circa 7 tonnellate di gas serra. Stiamo parlando dell’equivalente di 350.000 alberi cittadini, che non dovrebbero far altro che prelevare i nostri gas serra dall’atmosfera, per tutto l’anno.Vivendo 80 anni, e mantenendo le nostre attuali abitudini fino al 2100, ognuno di noi finirebbe per emettere più di mezzo milione di kg di gas serra.

Ma in effetti, quanto pesano in questo calcolo le nostre abitudini? Molto. Lo abbiamo visto nelle puntate precedenti, e la verità è che, secondo gli studi, più si consuma e più il proprio impatto sul pianeta cresce. Pensate che, in media, un Italiano emette almeno quanto 6 Ugandesi; ora pensate che questa stessa media viene fortemente influenzata dal consumo (e quindi, spesso, dalla ricchezza) personale, per cui un Italiano benestante potrebbe arrivare ad emettere il doppio di uno meno abbiente. 

Questa riflessione può portarci immediatamente a una considerazione: se continuiamo a intendere lo sviluppo solamente come capacità di consumare rischiamo di rimanere bloccati in un circolo vizioso di sfruttamento delle risorse naturali. Cosa possiamo fare, allora, nel nostro piccolo? 

Innanzi tutto conviene considerare le emissioni come parte di un impatto più grande sul pianeta, che comprende anche l’uso del suolo e delle sue risorse. Il sito migliore per farlo è di sicuro questo: https://www.footprintcalculator.org/ – in alto a destra si può selezionare la lingua italiana. Una volta calcolato il nostro impatto sul pianeta, vanno cercate le soluzioni per ridurlo! Noi ne abbiamo offerta qualcuna, ma ne esistono davvero tante. Di base è sempre bene ricordare che, per una cosa a cui non siamo pronti a rinunciare, ne esiste un’altra grazie a cui possiamo già fare la differenza con uno sforzo minimo.

Ma ridurre tutto al singolo può essere limitante, ed è bene ricordarlo. Per quanto i cambiamenti individuali siano fondamentali per migliorare il pianeta, è solo quando questi diventano esempio e pungolo per gli altri (che siano amici, rappresentanti politici o aziende multinazionali) che realizzano il proprio potenziale di trasformazione. In altre parole, se da soli si può salvare “il proprio giardino”, solamente coinvolgendo tutti quanti saremo in grado di tutelare una foresta.Questo può avvenire in vari modi: ispirando e guidando altri nel cambiamento, votando le persone che possano rappresentare adeguatamente le necessità di una sfida globale come quella del clima, spronando chi ha un’impresa a migliorare i propri aspetti meno sostenibili ; insomma, facendosi sentire. 

Solo così quell’impronta che lasciamo sul pianeta può diventare un segno effettivamente positivo del nostro passaggio. 

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