Forse a molti è già capitata una vacanza così: sveglia alle 3, aereo alle 6 di mattina, ritiro della macchina a noleggio, arrivo in albergo, uscita per la gita, sonno, 4 giorni di tour de force per città musei monumenti, aereo di ritorno e dritti a letto. E a più di qualcuno invece una vacanza diversa: treno regionale fino al mare, visita ai parchi naturali e alle aziende di artigianato locali, spostamenti lenti e un’esperienza del luogo più legata alle cose fatte che a quelle viste.
Sono, queste, due idee di viaggio molto diverse tra loro, anche dal punto di vista delle emissioni di gas serra! Sì, perché se è vero che quando si viaggia è il momento di rilassarsi, è pure vero che oggi il settore del turismo rappresenta tra il 5% e l’8% delle emissioni globali, e sembra essere indirizzato verso una continua crescita nei prossimi anni.
Per questo, vale la pena provare a capire la sua impronta di carbonio a livello individuale.
A partire dai dati dell’impronta della vita umana, possiamo calcolare le emissioni giornaliere di una persona in Italia, che corrispondono a una media di 20kg di CO2-equivalente. Alcune ricerche sul tema del turismo sostenibile hanno evidenziato come invece un turista medio in viaggio a Barcellona arrivi a emettere oltre 100kg di CO2-equivalente in un solo giorno di permanenza, e uno in Islanda dai 150kg a più di 200kg al giorno, a seconda della distanza dal luogo di origine.
La nostra impronta in vacanza è quindi dalle 5 alle 10 volte più grande di quella normale, e questo è in larga parte dovuto alle emissioni generate dai nostri spostamenti. Sì, perché oltre il 70% delle emissioni del turismo contemporaneo sono da rintracciare nei mezzi di trasporto usati, che oramai sono sempre più spesso gli aerei.
In questo senso è Interessante vedere come l’Europa, e quindi proprio noi, guidiamo la classifica, con una prospettiva di crescita stimolata anche dalle compagnie low-cost. Con biglietti aerei venduti al prezzo di una t-shirt è normale che si voglia approfittare, almeno finché non esisterà una seria tassa sui carburanti aerei a portare i prezzi più vicini alla realtà.
L’accesso a spostamenti veloci e convenienti ha modificato il concetto stesso dei viaggi, rendendo le destinazioni più frequentate luoghi in cui si possano soddisfare i bisogni immediati dei turisti meno abituati a trovarsi fuori dall’ordinario.
Da qui, altre emissioni vengono quindi generate dalla ricostruzione di una zona di comfort per il turista che altrimenti non avrebbe ragione di esistere. Quando siamo in vacanza tendiamo a sprecare più risorse del normale, che siano energia (l’illuminazione e il condizionamento termico di un hotel sono meno regolabili che quelli casalinghi, e difficilmente il singolo cliente bada a queste cose), cibo (magari non ci piacciono tutte le pietanze locali, o le porzioni dell’hotel sono troppo grandi per i nostri standard) o altro.
Di quel 30% di emissioni che non vengono generate dal raggiungere la destinazione, infatti, una buona parte è da rintracciare nella struttura che ci accoglie, nella sua efficienza energetica e nella sua offerta di servizi, che può essere più o meno sostenibile.
Cosa possiamo fare, allora, per ridurre tutti questi gas serra? Minimizzare il proprio impatto quando si viaggia passa da varie accortezze: prima di tutto, quando pensiamo alle nostre prossime vacanze chiediamoci se non ci sia un luogo vicino a noi che vale la pena provare, prima di arrivare fino a Bali per stare su una spiaggia deserta simile a quelle che trovano i turisti americani in Sardegna.
Ogni volta che ha senso farlo, pensiamo poi se è possibile prendere il treno invece dell’aereo per arrivare dove vorremmo. Per fare un esempio, l’Europa sta riattivando i treni notturni verso numerose destinazioni, e l’esperienza del viaggio in una carrozza del treno è di certo qualcosa da vivere e raccontare.
Ancora, cerchiamo di capire se esistano opzioni di viaggio sostenibili, che aiutano a entrare in contatto con la realtà locale senza per questo dover correre tra i monumenti senza avere il tempo di contestualizzarli e comprenderne a pieno la bellezza.
Presi nel complesso, queste proposte trasformano il volto della nostra vacanza tipo e il nostro impatto climatico, e siamo consapevoli che qualcuno possa non volere adottarle; tuttavia, prendere coscienza del nostro ruolo come responsabili della situazione attuale e futura e, ancor di più, potenziali agenti di cambiamento, può spingerci a modificare quelle (cattive) abitudini che ripetiamo spesso più per consuetudine che non per scelta.
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