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Bollettino 12/18: Buon 2019 a tutti

Non prendeteci per fatalisti. L’obiettivo della rubrica che inauguriamo oggi non è quello di fare un elenco delle catastrofi climatiche perché possiate menzionarle distrattamente tra un omicidio ed uno scandalo politico in una chiacchierata al bar. Non vorrete mica cavarvela con un “signora mia, che disgrazia terribile gli incendi in California”, no?

No, perché gli incendi scoppiati in California – negli avanzatissimi Stati Uniti, non ad Haiti – nel solo 2018 hanno causato più di 100 vittime. E a quelli che ci dovessero tacciare di “buonismo” perché parliamo di morti – va piuttosto di moda ultimamente – vorremmo sommessamente ricordare che i suddetti incendi hanno causato danni per 3,2 miliardi di dollari. Non proprio bruscolini, diremmo dalle mie parti. A paragone, si pensi che il reddito di cittadinanza, del quale in Italia si è discusso ferocemente per mesi, costerà 6,7 miliardi di euro. Insomma, per le calamità meteorologiche si paga un prezzo altissimo sia in termini umani che freddamente economici.

Chiariamoci: incendi, uragani, inondazioni e ondate di siccità sono sempre esistiti, e continuerebbero ad esistere anche se riuscissimo a mantenere l’aumento della temperatura sotto le soglie di sicurezza – i “duegradi” da cui il nostro sito prende il nome. Però è ormai indubbio che il riscaldamento globale ne aumenta la frequenza e la magnitudine, anche se il come risulta spesso piuttosto tortuoso. Almeno quindici delle peggiori catastrofi meteorologiche del 2017 sono state rese più probabili e/o più intense dal riscaldamento globale, e lo stesso leitmotiv, a conta non ancora conclusa, si è ripetuto nel 2018.

Il bollettino del disastro vi farà montare sulla giostra delle catastrofi di cui il riscaldamento globale è responsabile, raccontandovi il legame tra l’equilibrio climatico e gli eventi estremi che continuano a verificarsi in tutto il mondo. Abbiamo quindi pensato di inaugurare questa rubrica ricapitolando brevemente alcuni dei “momenti salienti” dell’anno che giunge oggi al termine.

Oltre alla California, nell’estate del 2018 – non per la prima volta – ha preso fuoco anche l’Europa. L’incendio più tragico ne ha colpito il cuore, Atene, lasciandosi alle spalle una scia nera di cenere e cordoglio per gli oltre 90 morti. Ma l’Europa è bruciata anche in Portogallo, in Inghilterra e in Svezia, dove gli incendi sono divampati addirittura oltre il Circolo Polare Artico – evento mai verificatosi prima d’ora. All’origine di questi incendi, un’ondata di caldo tra le più importanti mai registrate (51,3°C rilevati nel Sahara, che vabbè che nel Sahara fa caldo, ma così caldo non ha fatto mai nella storia). Incendi le cui probabilità di verificarsi sono aumentate del 50% proprio a causa del riscaldamento globale. La stessa ondata di calore che è divenuta emergenza nazionale in Giappone, a causa delle morti per infarto che ha causato.

L’altra faccia della medaglia sono cicloni ed inondazioni. Per l’Atlantico quest’anno è andata meglio del 2017, che è stato dilaniato dagli uragani Harvey, Maria ed Irma, lasciandosi alle spalle quasi 3200 morti ed oltre 265 miliardi di dollari di danni. In confronto, nel 2018, i mega-uragani Florence e Michael hanno causato solo 90 morti. C’è poi l’emisfero sud del globo, quello che non si fila nessuno, colpito tra i tanti dal tifone Henry – almeno 170 i morti tra Laos e Vietnam – e dal mega-tifone Mangkhut, con i suoi oltre 130 morti e miliardi di danni tra Filippine e Hong Kong. A grandi linee, cicloni e inondazioni funzionano così: la superficie del mare è più calda a causa del riscaldamento globale, quindi evapora più acqua, quindi i cicloni hanno più “benzina” e diventano più distruttivi. Senza riscaldamento globale, l’uragano Florence sarebbe stato carico della metà della pioggia di cui ci ha deliziato. E ci fermiamo qui, senza approfondire sui monsoni e sui milioni di sfollati dell’inondazione del Kerala, in India, perché ci è finito lo spazio e ci è salito pure un po’ di sconforto.

Ma non prendeteci per fatalisti. Il bollettino del disastro partirà nel 2019 per andare oltre la conta delle vittime, per raccontarvi il perché di questi cataclismi. E lo dedichiamo a voi che, alla prossima pausa pranzo di questo 2019, quando il vostro collega vi dirà che non è poi così male avere inverni più caldi o che è tutto un montaggio dei media, potrete rispondere a tono.

Buon anno a tutti.

Fotografia: Mario Tama/Getty Images

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