Cos’è il carbon leakage: quando le emissioni si spostano all’estero
Per abbattere le emissioni nei propri confini, alcuni paesi le trasferiscono in una regione con politiche climatiche meno rigide.
di Francesco Clora
In un mondo ideale, tutti gli Stati e gli attori sociali collaborerebbero per ridurre le emissioni di gas serra. In quel mondo, l’articolo che state per leggere non avrebbe alcun senso di esistere e voi non sareste qui ad interessarvi di astrusi e astratti concetti economici. Purtroppo, però, non viviamo in un mondo perfetto. Alcuni interessi nazionali e regionali hanno finora ostacolato una completa collaborazione internazionale sui cambiamenti climatici; in assenza di meccanismi chiaramente definiti e globalmente rispettati, una regione che sceglie di abbattere unilateralmente i gas serra emessi all’interno dei propri confini rischia di spostare semplicemente i propri problemi “in casa d’altri”: le emissioni in altri paesi, che non condividono le stesse ambizioni climatiche, potrebbero infatti aumentare, annullando di fatto lo sforzo originale. Tale fenomeno, in gergo tecnico, è chiamato carbon leakage (letteralmente, dispersione del carbonio) e consiste nel potenziale “trasferimento” delle emissioni (ad esempio tramite la redistribuzione delle risorse nei sistemi produttivi) da una regione che ha legiferato per ridurle verso una regione con condizioni di produzione e politiche climatiche meno rigide.
Come si misura e come funziona il carbon leakage
Il carbon leakage può essere misurato attraverso un apposito indicatore, che calcola la percentuale delle emissioni ridotte in uno Stato che è compensata da un incremento nel resto del mondo. Per esempio, se attraverso una politica ambientale l’Unione Europea abbattesse le proprie emissioni di 100Mt di CO2e, ma queste aumentassero nel resto del mondo di 40Mt di CO2e, il tasso di carbon leakage corrisponderebbe al 40% (40Mt/100Mt).
Esistono sei canali principali che influenzano, sia in positivo che in negativo, il carbon leakage. Per spiegarli, immaginiamo che l’UE imponga delle misure per ridurre le emissioni di gas serra ma che il resto del mondo mantenga delle regolamentazioni più lasche:
Canale della competitività – Le aziende UE, sottoposte a misure per limitare le emissioni generate (per esempio l’EU ETS) vedono i propri costi di produzione lievitare, mentre i costi nel resto del mondo restano approssimativamente invariati. L’aumento dei costi di produzione si traduce in prezzi più alti dei beni UE per tutti i consumatori, i quali li sostituiscono nella maggior parte dei casi con beni simili non-UE (aumentando la produzione nel resto del mondo);
Canale dei combustibili fossili – L’UE, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, deve diminuire il consumo di combustibili fossili (carbone, gas, petrolio). Data tale diminuzione a livello Europeo, i produttori ne abbassano il prezzo al fine di continuare a vendere combustibili fossili in Europa nonostante le regolamentazioni climatiche. Ciò riduce il prezzo medio mondiale, incoraggiando un utilizzo maggiore nel resto del mondo. La potenziale conseguenza è un consumo di combustibili che compensa parzialmente la riduzione UE;
Canale del policy design – L’UE può adottare vari meccanismi per ridurre le emissioni. L’utilizzo di una misura piuttosto che di un’altra ha un effetto diverso sull’entità del carbon leakage. Ad esempio, se l’UE riuscisse a includere industrie non-UE nel proprio ETS, il carbon leakage verso il resto del mondo potrebbe essere contenuto;
Canale degli incentivi – Gli sforzi dell’UE per abbattere le proprie emissioni potrebbero incentivare il resto del mondo ad aumentare (o diminuire) la propria ambizione in termini di mitigazione climatica, migliorando (o aggravando) il carbon leakage. Ad esempio, altri paesi potrebbero approfittarne per produrre di più e guadagnare economicamente (free riding), aumentando le proprie emissioni, o potrebbero seguire l’UE che fa il primo passo, per mantenere buoni rapporti politici ed eventualmente non restare indietro nella corsa alle tecnologie verdi;
Canale degli spillover tecnologici – Avere politiche climatiche ambiziose incentiva gli investimenti e accelera lo sviluppo di tecnologie a basse o zero emissioni. Queste nuove tecnologie sono potenzialmente adottabili in tutto il mondo, diminuendo le emissioni;
Canale della domanda – Le politiche climatiche nell’UE influenzano il livello e la distribuzione dei redditi, sia nell’UE che nel resto del mondo, modificando la domanda di beni e servizi in tutto il globo. I cambiamenti nelle quantità e tipologie di beni domandati hanno a loro volta un effetto sulla produzione e sulle emissioni mondiali.
Perché è importante?
Lo studio del carbon leakage è complesso. L’entità del tasso di carbon leakage e i potenziali meccanismi per contenerlo dipendono da fattori quali la struttura dell’economia, l’apertura a mercati esterni, la natura delle politiche applicate per ridurre le emissioni, l’ambizione climatica nel paese analizzato e nei paesi terzi, e molto altro. Inoltre, dato che non ci sono abbastanza dati per valutare le politiche climatiche nel momento in cui vengono attuate, i ricercatori devono spesso avvalersi di proiezioni.
Per questo motivo, il dibattito tra accademici non converge verso una stima univoca del tasso di carbon leakage. Nella maggior parte dei casi, esso è stimato tra 0 e 65%. Un progetto finanziato dalla Commissione Europea lo proietta al 61.5% nel 2050, in uno scenario di mitigazione climatica UE ambiziosa. In sostanza, politiche climatiche stringenti in una determinata regione possono essere in parte (fino al 60%!) vanificate da un aumento delle emissioni nel resto del mondo.
Parlare di carbon leakage è importante perché è un argomento che, più o meno direttamente, influenza tutti noi. Affinché una politica climatica locale sia efficace, è necessario che agisca olisticamente, cioè tenendo presenti i luoghi in cui essa non si applica e varie valutazioni economiche e sociali, oltre ai soli criteri ambientali. L’efficacia delle politiche climatiche rischia, altrimenti, di essere messa in discussione dagli effetti del carbon leakage: clienti che acquistano all’estero per aggirare i prezzi nazionali più alti, aziende che delocalizzano la propria produzione, posti di lavoro che scompaiono per riapparire in Paesi con regolamentazioni meno rigide.
Per questo è fondamentale che, nel ridurre le emissioni, si cerchi di trovare un accordo a livello globale e non si agisca da soli. E se l’accordo è impossibile e l’unica azione è una politica unilaterale, la regione in questione deve tenere in considerazione le proprie interazioni con il sistema economico globale, eventualmente disegnando strumenti che diminuiscano o annullino il rischio di carbon leakage.
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