#COP24: Abbiamo i numeri per fermare il cambiamento climatico?
Il 27 Novembre 2018, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha pubblicato l’Emissions Gap Report, un rapporto annuale che evidenzia la differenza tra “il livello delle emissioni previste per il 2030 e i livelli corrispondenti all’obiettivo di mantenere l’aumento delle temperature sotto i 2°C o 1,5°C”.
Come prevedibile, il report ci dice che esiste un enorme divario tra ciò che dovremmo fare e ciò che stiamo facendo per prevenire livelli pericolosi di cambiamento climatico, e questo divario sta diventando sempre più grande.
A livello globale le emissioni di gas serra sono in aumento, e non accennano a diminuire. Inoltre, gli impegni nazionali sul clima presi fino ad oggi non sono sufficienti per riuscire a fermare il cambiamento climatico. Sebbene tecnicamente sia ancora possibile mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, i governi dovrebbero assumere impegni molto più ambiziosi per ridurre le loro emissioni.
Per capire meglio, basta guardare il grafico qui sotto, che riassume cosa voglia dire fermare il cambiamento climatico in termini di emissioni. L’asse orizzontale rappresenta il passare del tempo, l’asse verticale esprime le quantità di CO2 equivalente – una misura che comprende tutti i gas ad effetto serra, esprimendone l’impatto sul riscaldamento globale rispetto alla stessa quantità di CO2 – emessa a livello globale. Partendo dall’alto, le prime tre linee del grafico rappresentano tre diversi potenziali scenari di emissioni, a seconda delle politiche che gli stati decideranno di adottare. Le ultime tre linee del grafico, invece, rappresentano i livelli di emissioni a cui dovremmo attenerci per limitare l’aumento della temperatura entro i 2°C, 1.8°C e 1.5°C rispettivamente.

Nel 2016, a livello globale, abbiamo emesso 53,3 Giga-tonnellate equivalenti di CO2, stabilendo un nuovo, terribile record. A partire dal 1900 le emissioni di gas serra causate dall’uomo sono cresciute in modo vertiginoso, in particolar modo negli ultimi quarant’anni. Basti pensare che le emissioni di oggi sono oltre 150 volte più alte rispetto al 1850!
Il report dell’UNEP spiega che se volessimo limitare l’aumento della temperatura a 1.5°C, le nostre emissioni a livello globale potrebbero aumentare di poco più di 50 Gt di CO2 equivalente entro il 2020, per poi doversi dimezzare entro il 2030 e diminuire del 90% entro il 2050. Per limitare l’aumento della temperatura a 2°C, le emissioni invece dovrebbero diminuire del 20% entro il 2030, e del 40% entro il 2050.
E noi, ci siamo quasi? Sfortunatamente no.
Innanzitutto, le emissioni globali non danno segni di diminuzione, né oggi né nel prossimo futuro. Nel 2018, ad esempio, le emissioni sono aumentate del 2,7% — l’1,1% in più rispetto al 2017. Nonostante numerosi capi di stato si siano impegnati, con l’Accordo di Parigi, a mettere in atto azioni che permettano di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C, gli impegni nazionali che hanno presentato nei loro Nationally Determined Contributions non sono sufficienti.
Lo studio infatti ci rivela che anche se tutti i paesi riuscissero a realizzare tutte le promesse fatte nei propri NDC, nel 2030 il totale delle emissioni globali si aggirerebbe ancora intorno ai 55Gt di CO2 equivalente. Più del doppio rispetto al livello di emissioni che ci permetterebbe di arrestare l’aumento della temperatura a 1,5°C! E ad oggi la maggior parte dei paesi G20 – i paesi industrializzati – non è nemmeno in linea per rispettare gli impegni presi nei loro poco ambiziosi NDC!
Se i paesi non dovessero riuscire a migliorare (e poi attuare) i loro NDC, entro la fine del secolo potremmo assistere ad un aumento medio della temperatura di almeno 3°C. Il livello di ambizione deve quindi essere triplicato per rimanere nelle proiezioni compatibili con 2°C e deve essere quintuplicato per limitare il riscaldamento a 1.5°C.
La direttrice del rapporto di UNEP ha affermato che “se il rapporto dell’IPCC rappresenta l’allarme antincendio del mondo, questo rapporto costituisce l’inchiesta sull’incendio criminale. Le prove scientifiche sono chiare:, […] stiamo alimentando il fuoco nonostante i mezzi per spegnerlo siano alla nostra portata”.
Nonostante la comunità internazionale si stia iniziando ad attivare per riuscire a fermare questo “incendio”, per ora non lo sta facendo sufficientemente in fretta. La finestra di tempo a nostra disposizione per limitare l’aumento della temperatura a soli 2°C si sta pian piano restringendo, e ci restano poco più di 10 anni per “salvare” il pianeta. Con un aumento di 3°C non si tratterà più di poter fare a meno del piumino in inverno, ma si tratterà di doversi adattare ad un clima completamente nuovo. L’ultima volta che il nostro pianeta ha affrontato un cambiamento di temperatura così radicale la sua superficie era ancora popolata dai dinosauri.
**Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione di altre organizzazioni ad essa collegate**
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