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Il cambiamento climatico nelle aule di giustizia

Il cambiamento climatico nelle aule di giustizia

Nel 2019 ad esempio, la fondazione Urgenda ha fatto causa al governo olandese per non aver attuato politiche sufficientemente ambiziose di riduzione dei gas serra.

di Federica Catonini

Il 20 dicembre 2019, prima che il mondo venisse sconvolto dall’arrivo di Covid-19, la Corte Suprema Olandese ha emesso una sentenza definitiva per uno dei più importanti processi di giustizia climatica a livello internazionale. Assieme a 900 cittadini olandesi, la Fondazione Urgenda aveva fatto causa al governo olandese per non aver attuato politiche sufficientemente ambiziose di riduzione dei gas serra. La Corte ha dato ragione alla Fondazione e confermato la responsabilità del governo in materia di riduzione delle emissioni. Il caso Urgenda non è un caso isolato. Al contrario, la crescente consapevolezza dei rischi connessi al cambiamento climatico e la nascita di nuovi strumenti legali nazionali ed internazionali in materia stanno favorendo lo sviluppo di contenziosi ambientali e climatici.

 

Cos’è il contenzioso climatico?

Con contenzioso climatico si fa riferimento alle azioni legali che riguardano il cambiamento climatico. Lo scopo è, talvolta, quello di avere un risarcimento per i costi relativi alle misure di adattamento che è stato necessario implementare perché i governi locali o nazionali non sono stati in grado di mitigare i cambiamenti climatici. Altre volte, l’obiettivo è contestare l’adozione o l’applicazione di determinate leggi o politiche climatiche ritenute insufficienti o errate oppure per richiedere che governi e parlamenti agiscano per assolvere gli impegni climatici internazionali o nazionali. In altri casi ancora, lo scopo è quello di prevenire emissioni e azioni future che contribuirebbero al cambiamento climatico o, semplicemente, esercitare pressione su società private ritenute responsabili del cambiamento climatico.

 

A gennaio 2020, il numero totale delle azioni legali climatiche ammontava a 1.441, circa 140 unità in più rispetto all’anno precedente, di cui 1.143 solo negli Stati Uniti.

Azioni legali climatiche a gennaio 2020

(Fonte: Norton Rose Fullbright)

 

In termini generali, esistono due modelli di contenzioso climatico: 

 

  1. Il contenzioso privato, cioè contro aziende ed altri enti privati, in materia di responsabilità civile o commerciale.

 

  1. Il contenzioso pubblico, normalmente intentato da singoli, organizzazioni di cittadini o ONG contro governi ed autorità pubbliche per contrastare la violazione di diritti umani, costituzionali o di leggi amministrative. 

 

Il contenzioso climatico contro privati

I contenziosi climatici contro privati sono cause intentate da privati cittadini, organizzazioni di cittadini o altre organizzazioni contro aziende, per fare accertare la violazione di norme climatiche e il nesso tra l’attività inquinante delle aziende e il cambiamento climatico.

 

Sebbene molte di quelle già conclusesi non abbiano avuto un esito positivo per i ricorrenti, il numero di cause climatiche intentate contro privati è cresciuto molto negli ultimi cinque anni. Un esempio noto è quello di People of the State of New York v. Exxon Mobil Corporation, nel quale lo stato di New York accusava l’azienda petrolifera di aver truffato i propri azionisti con dati non veritieri sui crescenti costi della CO2 dovuti all’arrivo di possibili future regolamentazioni climatiche. La controversia si è conclusa con una sentenza a favore di Exxon Mobil, a causa di prove insufficienti contro l’azienda. In un altro caso famoso, noto come Friends of the Earth v. Total, sei ONG hanno fatto causa al colosso petrolifero francese Total, lamentando la mancanza di un’appropriata valutazione dell’impatto ambientale dell’azienda. Ad oggi, il contenzioso non è stato ancora risolto, ma l’Alta Corte di Giustizia di Nanterre ha dichiarato la propria mancanza di competenza a decidere in merito alla causa, che dovrà essere intentata presso una corte commerciale. 

 

Nonostante gli esiti non sempre positivi, il contenzioso a carico di privati è uno strumento importante per la lotta climatica grazie all’effetto indiretto di sensibilizzazione del pubblico. Inoltre, in caso di esito favorevole, tali cause potrebbero spingere le aziende ad adottare impegni climatici più stringenti, e i governi ad adottare politiche di mitigazione più ambiziose.

 

Il contenzioso climatico contro istituzioni pubbliche: il caso Urgenda

Attraverso il contenzioso climatico contro istituzioni pubbliche, privati cittadini o organizzazioni accusano le istituzioni pubbliche del mancato rispetto di norme e obblighi climatici, nazionali o sovranazionali. 

 

Tra tutti, il più importante è probabilmente proprio il Caso Urgenda, intentato contro il Governo olandese. L’idea dell’accusa era quella di dimostrare che il governo olandese non aveva adottato politiche di riduzione delle emissioni sufficienti a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, e che ciò si sarebbe quindi tradotto in un’aperta violazione di diritti umani, quali il diritto alla vita e alla salute dei cittadini, e del dovere del governo di proteggere i propri cittadini, come stabilito nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. 

 

Il governo olandese sosteneva la mancanza di base legale per la controversia, affermando l’inesistenza di obblighi legali di riduzione delle emissioni a livello nazionale e sottolineando che la misura in cui le emissioni vengono ridotte non è affare della giurisprudenza, ma della politica. La Corte distrettuale dell’Aja ha rigettato questo argomento, sostenendo che il governo fosse tenuto a rispettare gli impegni presi sia a livello europeo (ridurre le emissioni del 40% entro il 2030), sia a livello internazionale, inclusa la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC), di cui l’Olanda fa parte. 

 

A dicembre dell’anno scorso, dopo tre gradi di giudizio, i giudici della Corte Suprema hanno emanato la sentenza conclusiva del Caso Urgenda, chiedendo al governo olandese di ridurre le emissioni di CO2 del 25% almeno entro la fine del 2020. La Corte Suprema ha  inoltre affermato che “(a) ogni Stato è responsabile della tutela della salute e del benessere dei propri cittadini; (b) i cambiamenti climatici,[…]hanno un impatto diretto sulla vita della popolazione; (c) ogni Stato è responsabile limitatamente alla propria quota di emissioni.”

 

Grazie al caso Urgenda, l’Olanda ha iniziato a rivedere, ancor prima della sentenza definitiva, le proprie politiche ambientali, vietando la costruzione di nuove centrali a carbone, chiudendo anticipatamente le centrali che erano in fase di dismissione, inasprendo il sistema tributario per attività economiche inquinanti e creando nuovi incentivi a favore dello sviluppo di energia rinnovabile. 

 

Un altro aspetto particolarmente significativo nel caso Urgenda è l’inedita importanza data a documenti scientifici per interpretare le norme vigenti in materia di clima. Per prendere una decisione, infatti, le corti olandesi hanno fatto largo uso di report scientifici sulle emissioni di gas serra, sui loro impatti ambientali e su quanto fosse necessario ridurle per realizzare gli impegni climatici dell’Olanda.

 

Il caso Urgenda è oramai diventato un modello per altre azioni legali climatiche a livello nazionale ed internazionale sulla violazione di diritti umani e costituzionali, quali il diritto alla salute o all’ambiente. Su ispirazione del caso Urgenda anche in Italia, per la prima volta, verrà intentata una causa contro lo Stato italiano, accusato di non fare abbastanza per mitigare i cambiamenti climatici. 

 

Secondo Giudizio Universale, che ha deciso di portare il caso in giudizio, lo stato Italiano sta violando i diritti umani e costituzionali dei cittadini italiani, in primis il diritto alla salute, ma anche i diritti di partecipazione, informazione e di accesso alla giustizia ambientale dei cittadini, protetti dalla  Convenzione di Aarhus. Come avvenuto col Caso Urgenda, la causa non è finalizzata al risarcimento dei danni ma a far accertare la responsabilità dello Stato e a confermare la necessità di politiche più aggressive per contrastare il cambiamento climatico. Sarà molto interessante seguire gli sviluppi di questa controversia e vedere che effetto avrà sul futuro della legislazione climatica nazionale. 

 

Il futuro del clima dipende dalle corti?

Nonostante la crescente popolarità, le cause legali climatiche, specialmente contro privati, sono strumenti complessi e dall’esito tutt’altro che scontato. Questo perché richiedono l’accertamento di condotte i cui effetti si verificano nel presente, ma avvenute nel passato, il che rende difficile l’attribuzione di responsabilità. Inoltre, sono strumenti costosi e potenzialmente più rischiosi rispetto ad esempio all’adozione di buone politiche climatiche.

 

Ciò non toglie che le corti possano essere strumenti molto potenti per la lotta al cambiamento climatico. Come dimostrato dal Caso Urgenda, la decisione di una corte  può influenzare i governi ad attuare politiche e introdurre leggi più ambiziose. Inoltre, decisioni come questa possono essere usate come precedente da altre corti e ispirare l’adozione di decisioni simili. Infine, i casi giudiziari climatici, per la loro durata e copertura mediatica, contribuiscono anche indirettamente ad aumentare la consapevolezza dei cittadini sulle questioni relative ai cambiamenti climatici.

 

D’altronde, non è una novità che il diritto e le corti siano alla base di importanti cambiamenti sociali. In molti paesi, ad esempio, è grazie agli organi giudiziali che il diritto alla famiglia, un tempo limitato al rapporto uomo-donna, è stato interpretato come diritto anche per persone dello stesso sesso. La speranza è che le corti si pongano, allo stesso modo, come garanti dei diritti ambientali dei cittadini e possano così contribuire alla lotta al cambiamento climatico.

 

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