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A Natale siamo tutti più inquinanti

A Natale siamo tutti più inquinanti

Tra viaggi, regali e cibarie, il nostro impatto in termini di emissioni cresce molto: conoscerlo è il primo passo per ridurlo.

 

Partiamo dai regali: che cosa causano in termini di emissioni? Per cominciare, dipende da dove e come sono stati prodotti: generalmente, più gli impianti di produzione sono nuovi e meno dovrebbero produrre gas serra. Al momento, l’Europa è una regione abbastanza sostenibile da questo punto di vista. Lo stesso non si può dire della Cina, dove la maggior parte degli impianti risalgono al periodo della sua prima esplosione economica negli anni Ottanta, e sono oramai obsoleti.

 

L’impatto ambientale del trasporto dei prodotti ha un ruolo altrettanto importante, se non addirittura più importante dei prodotti stessi. Il 90% del commercio mondiale avviene tramite navi cargo che, a causa dei combustibili che utilizzano, rimangono uno dei mezzi di trasporto peggiori in termini di inquinamento ed emissione di gas serra. Nel momento in cui compriamo un regalo da pochi euro, spesso ignoriamo che ciò che risparmiamo non acquistando beni prodotti nelle vicinanze ha comunque un costo, anche se indiretto. In questo caso, è il costo ambientale delle emissioni generate dal suo trasporto – oltre che dalla sua produzione secondo standard differenti.

 

Pensiamo poi agli imballaggi e ai rifiuti. Ammettendo che esista un sistema di riciclo virtuoso, che fa sì che ciò che avanza di pacchetti e regali non vada in discarica, sarà necessaria nuova energia per trattare questa mole di rifiuti, confezioni e altri scarti. I processi di riciclaggio diminuiscono la quantità di rifiuti non reintrodotti nel ciclo produttivo, ma per farlo emettono gas serra: è molto raro che una centrale di riciclo sia alimentata da energie rinnovabili, per cui anche questi processi, per quanto “verdi”, contribuiscono al cambiamento climatico.

 

I regali tecnologici meritano una trattazione a parte: molti di questi infatti sono composti da minerali preziosi che necessitano di processi estrattivi complessi, sia dal punto di vista pratico che da quello energetico. Senza scendere nell’ambito dei diritti umani (ma qui e qui trovate più informazioni se siete interessati), la presenza di questi elementi e la necessità di costruire circuiti elettrici hanno un peso non indifferente in termini di emissioni.

 

La nostra produzione natalizia di gas serra, tuttavia, non si ferma qui. Per molti, il Natale significa tornare a casa, visitare i parenti o partire per le vacanze. Andare in treno, usare la macchina o prendere l’aereo hanno però impatti significativamente differenti sulle nostre emissioni. Sapevate che, a parità di chilometri, un aereo emette in media quasi tre volte più anidride carbonica di una macchina per ogni passeggero? E che il treno, invece, è anche meno inquinante degli autobus? La scelta del come fare le cose si rivela quindi, ancora una volta, fondamentale.

 

L’ultimo punto da considerare in questo quadro è quello del cibo. Ebbene sì, perché anche la nostra dieta ha effetti sulle emissioni: allevare una mucca non è tanto impegnativo quanto coltivare delle lenticchie; infatti, a differenza del legume, la prima necessita di grandi quantità di mangime (che deve essere a sua volta prodotto e trasportato), e, fuori da ogni ironia, durante la digestione emette importanti quantità di metano, uno dei gas serra peggiori per il clima.

 

Le emissioni inquinanti legate alla digestione nelle mucche
Le emissioni inquinanti legate alla digestione nelle mucche

 

Il WWF ha lanciato un sito che presenta l’argomento in maniera estensiva, spiegando come e quanto ogni alimento che mangiamo abbia un effetto sul clima (ma anche sulle risorse e sulla biodiversità).

 

Tenendo in considerazione tutte queste cose, l’augurio per questo Natale è che possiamo essere più consapevoli delle conseguenze delle nostre scelte sull’ambiente, e che cominciamo a pensare all’impatto che ogni cosa che facciamo ha su ciò che ci circonda. Mitigare il cambiamento climatico deve essere uno sforzo condiviso, e parte prima di tutto dalla conoscenza del sistema in cui viviamo.

 

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**Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione di altre organizzazioni ad essa collegate**

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