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Perché la Groenlandia si sta sciogliendo?

Perché la Groenlandia si sta sciogliendo?

Giovedì 1 Agosto la Groenlandia ha perso circa 12,5 miliardi di tonnellate di ghiaccio in un solo giorno; il triste epilogo di una settimana insolitamente calda per il circolo polare artico. A calar del sole, le temperature registrate hanno superato i 0°C e raggiunto i 3,6°C , causando lo scioglimento di almeno 10 gigatonnellate di ghiaccio al giorno  — la maggiore quantitá mai registrata a partire dal 1950. Secondo lo scienziato Martin Stendel, una tale massa di ghiaccio è sufficiente per coprire l’intero stato della Florida con uno strato di acqua di quasi 13 centimetri.

A causare lo scioglimento del ghiaccio groenlandese è stata la stessa ondata di caldo che ha colpito l’Europa pochi giorni prima, con i 45,9°C registrati in Francia. Queste ondate di temperature ben al di sopra delle media — e peraltro sempre più frequenti– sono una delle più evidenti conseguenze del cambiamento climatico.

 

Cosa ha causato lo scioglimento groenlandese?

La causa primaria di queste anomale ondate di caldo è da ritrovarsi nel diverso comportamento di una delle correnti atmosferiche che governano il nostro emisfero: la corrente a getto del fronte polare – ovvero una forte corrente di venti che soffia da ovest verso est, più o meno all’altezza del Canada del Nord, Inghilterra del Nord, e paesi Scandinavi, a 60° gradi di latitudine. 

La corrente a getto del fronte polare si forma così come si forma una qualsiasi corrente: la differenza di temperatura dell’aria di due regioni adiacenti e, quindi, la differenza di pressione, genera uno spostamento di aria.

 

  • L’aria più calda tende ad espandersi, formando una zona a bassa pressione rispetto all’aria più fredda;

  • L’aria si muove sempre da zone ad alta pressione a zone a bassa pressione, poiché l’aria più calda tende a salire rispetto all’aria più fredda;

  • Tale movimento d’aria dall’alto verso il basso, combinato alla forza causata dalla rotazione terrestre (la forza di Coriolis) dà origine al vento.

 

Nel caso della corrente a getto del fronte polare, il meccanismo è analogo: l’aria a sud della corrente, vicino all’equatore, è più calda rispetto all’aria situata a nord della corrente. La differenza di pressione tra queste due zone d’aria dà origine alla corrente a getto del fronte polare.

La corrente è significativamente più forte durante l’inverno, quando la differenza di temperatura tra le due regioni è maggiore. Quando la corrente è forte, la sua traiettoria è più o meno regolare, e permette a zone di aria calda e zone di aria fredda di rimanere ben separate tra di loro.

Infografica a cura di Viola Madau (@violamadau_visual)

Il cambiamento climatico sta avendo un impatto molto importante sugli equilibri che governano la corrente a getto del fronte polare. Anche se ancora non c’è una certezza riguardo ai meccanismi di influenza, una delle teorie principali sostenute dalla comunità scientifica suggerisce che il cambiamento climatico stia causando un rallentamento nella velocità della corrente. Con il riscaldamento globale, infatti, l’innalzamento delle temperature è distribuito in maniera irregolare, e  al momento il circolo polare artico si sta riscaldando molto più velocemente rispetto al resto del pianeta. Una minore differenza della temperatura dell’aria tra la zona polare e la zona dei tropici, quindi, porta ad una minore differenza di pressione atmosferica tra le due, facendo perdere forza alla corrente (e l’aria si sposta meno velocemente). 

Una corrente meno forte (meno “veloce”), a sua volta, implica anche una traiettoria meno regolare:  la corrente depotenziata, invece di muoversi in maniera lineare da ovest verso est, si muove in maniera sinusoidale. In questo modo, l’aria calda solitamente situata ai tropici riesce a raggiungere più facilmente zone del Nord Europa e del circolo polare artico. Similmente, l’aria fredda solitamente situata nel circolo polare artico talvolta si sposta ben più a sud – portando improvvise ondate di gelo.

In poche parole, quindi, la corrente a getto del fronte polare –depotenziata dal cambiamento climatico—permette all’aria calda situata tra i tropici e l’equatore di giungere a latitudini insolite, causando ondate di calore nel nord Europa e lo scioglimento dei ghiacci nel circolo polare artico.

Il cambiamento della forza della corrente a getto del fronte polare, però, non è l’unica causa del rapido scioglimento dei ghiacci del Polo Nord e della Groenlandia. Rimane quindi un ultimo tassello prima di completare il puzzle.

Circoli viziosi

Nel paragrafo precedente abbiamo detto che numerosi studi dimostrano che la zona Artica si stia riscaldando due volte più velocemente rispetto al resto del pianeta – indipendentemente dal diverso comportamento della corrente a getto del fronte polare. Perché?

Le cause di questo riscaldamento anomalo nella zona del circolo polare artico sono molteplici. 

Innanzitutto, lo scioglimento dei ghiacciai inasprito dal  graduale aumento delle temperature terrestri, diminuisce l’albedo terrestre (la capacità della superficie terrestre di riflettere i raggi solari – ne abbiamo parlato qui). Conseguentemente, la superficie terrestre attorno ai Poli è sempre più caratterizzata da una superficie più scura (gli oceani), e assorbe quindi più calore, accelerando il riscaldamento dell’intera zona geografica.

In secondo luogo, lo scioglimento del ghiaccio –che procede dall’alto verso il basso– altera l’altitudine della superficie alla quale questo stesso ghiaccio si trova. La geofisica Beata Csatho, dell’Università di Buffalo, precisa che in alcune zone della Groenlandia la superficie di ghiaccio non ha fatto altro che abbassarsi negli ultimi vent’anni. Un abbassamento della superficie di ghiaccio porta la superficie dell’intera Groenlandia ad altitudini meno elevate, dove la temperatura è tendenzialmente più elevata. Questo processo dà origine ad un circolo vizioso: più la Groenlandia perde ghiaccio, minore sarà l’altitudine della sua superficie, e più veloce sarà lo scioglimento del ghiaggio, a causa della presenza di aria più calda. 

Lo scioglimento del permafrost, a sua volta, ha il potere di amplificare il cambiamento climatico liberando l’anidride carbonica presente nel terreno. Materiale organico precedentemente congelato, con lo scioglimento del permafrost, si decompone, generando anidride carbonica e metano e contribuendo quindi all’effetto serra.

Perché è importante?

Lo scioglimento dei ghiacci è uno dei più importanti campanelli d’allarme del cambiamento climatico. Una rapida perdita di massa ghiacciata intaccherà i delicati equilibri e gli ecosistemi che si sono sviluppati nel corso delle ultime centinaia di migliaia di anni: l’acidificazione degli oceani ed l’aumento del livello del mare sono solo due delle conseguenze principali.

I ghiacci della zona Artica hanno regolato i cicli climatici del nostro emisfero, e supportato numerosi ecosistemi che sono alla base del nostro sviluppo sociale ed economico. Lo scioglimento dei ghiacci nel nostro emisfero –se non arginato– potrebbe rappresentare una delle più gravi perdite del nostro secolo.

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