precipitazioni estreme

Le precipitazioni globali nel 2100

Le precipitazioni globali nel 2100

Entro il 2100 si assisterà a un aumento dell’intensità delle precipitazioni estreme su scala globale anche dell’8-20% rispetto al periodo 1981-2000. Cosa sta succedendo al clima?

 

di Luca Famooss Paolini

 

L’influenza delle emissioni antropiche di gas a effetto serra sul clima non è più un mistero oggigiorno (o almeno si spera). “Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno” gli effetti sono sempre più evidenti e, estremamente importante, sempre più riconosciuti sia dalla comunità scientifica che dalla società civile. A essere minacciato dalla incombente Spada di Damocle dei cambiamenti climatici è stato anche il “ciclo dell’acqua”, ossia quel sistema di processi che consentono il trasferimento del fluido dalla superficie terrestre all’atmosfera e viceversa.

 

Comprendere l’importanza dell’acqua (specialmente quella dolce) per la vita dell’uomo sulla Terra è abbastanza immediato: quanto sarebbe condizionata la nostra esistenza in carenza, se non addirittura impossibile in assenza, di acqua? Tutt’altro che immediata può risultare invece la comprensione dei meccanismi che sono alla base del ciclo dell’acqua e le mutazioni che possono subire quando influenzati da fattori esogeni (come ad esempio l’azione dell’uomo).

 

Questo articolo si concentra su una delle varie componenti del ciclo dell’acqua, vale a dire le precipitazioni (sia la pioggia, sia la neve). Lo scopo è mettere in luce i cambiamenti che si stanno registrando a causa del surriscaldamento globale in termini di geografia, intensità e frequenza delle precipitazioni e che, secondo recenti proiezioni climatiche, potrebbero ulteriormente intensificarsi nel futuro se proseguiremo secondo le attuali tendenze di emissioni.

 

Cosa sta succedendo nel Mondo? Vapore acqueo e effetto serra

A causa dell’aumento delle temperature medie globali, la quantità di vapore acqueo nella nostra atmosfera sta crescendo. Il fenomeno è principalmente dovuto a due fattori:

 

La maggiore disponibilità di vapore acqueo: l’acqua presente sulla superficie terrestre sta evaporando molto di più per le temperature elevate, determinando una maggiore entrata di vapore acqueo nell’atmosfera. Ciò accade in particolar modo sugli oceani che, ricordiamo, ricoprono la maggior parte della superficie della Terra; 

 

La maggiore capacità dell’atmosfera di trattenere il vapore acqueo prima che si trasformi in precipitazione e ritorni quindi alla superficie terrestre: per far sì che il vapore in atmosfera passi allo stato liquido, e diventi vera e propria precipitazione, bisogna raggiungere delle specifiche condizioni chimico-fisiche, che caratterizzano il cosiddetto “punto di saturazione”.

 

 

 

Una volta raggiunto questo punto critico, il vapore ha essenzialmente saturato l’aria, che quindi non è più in grado di trattenerlo dentro di sé e se ne libera sotto forma di precipitazione. Il punto critico viene però raggiunto sempre più difficilmente pian piano che la temperatura incrementa. Infatti, scaldandosi, l’aria aumenta la sua capacità di trattenere il vapore in sospensione, diventando in generale “più umida”. Per i più appassionati, il fenomeno viene descritto dalla legge di Clausius-Clapeyron e segue un tasso di crescita del 7% per ogni grado in più.

 

Queste due facce della stessa medaglia hanno numerose e importanti ripercussioni sul sistema Terra. Da un lato aumentare il contenuto di vapore in atmosfera significa incrementare ancora più la temperatura media globale. Ricordiamo infatti che il vapore acqueo è il principale gas ad effetto serra, in grado di assorbire una grande quantità di radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre (per un approfondimento in merito all’effetto serra e ai gas che lo determinano si rimanda al nostro articolo “Tutto quello che c’è da sapere sui gas serra”). Ma aumentare la temperatura media globale significa a sua volta aumentare il contenuto di vapore acqueo in atmosfera (per i fattori visti prima).

 

Che vuol dire questo? Temperatura più alta, più vapore, più effetto serra, temperatura ancora più alta, ancora più vapore, ancor più effetto serra e così via. Essenzialmente uno dei vari esempi di ciò che gli scienziati amano chiamare retroazione (o feedback) positiva, ossia quel sistema di meccanismi che amplificano la causa stessa che li ha generati.

 

Dall’altro lato, il maggiore contenuto di vapore in atmosfera e la capacità dell’atmosfera stessa di trattenerne quantità sempre maggiori, prima di raggiungere condizioni idonee alle precipitazioni, modificano il quando e il dove avvengano questi ultimi fenomeni, condizionando, anche aspramente, la vita di molte persone.

 

precipitazioni estreme 

L’aumento delle precipitazioni estreme

I dati relativi alla seconda metà del XX secolo mostrano infatti, con “buon grado di affidabilità”, un incremento delle precipitazioni medie su scala globale di circa 1-2% per ogni grado in più in atmosfera. Parallelamente, aumentano anche i giorni di precipitazione estrema, ossia quella precipitazione considerata “rara” (almeno sino a qualche tempo fa) in termini di millimetri caduti nell’arco di una giornata.

 

I dati su quello che è successo finora vengono confermati, o meglio esasperati, dalle proiezioni sul clima del futuro. Secondo quanto riportato in un recente report dell’IPCC, entro il 2100 su scala globale si assisterà a un aumento dell’intensità delle precipitazioni estreme anche del 8-20% rispetto al periodo 1981-2000. Inoltre le precipitazioni considerate estreme sino a qualche tempo fa diventeranno più comuni e frequenti, rappresentando quasi la normalità: è stato stimato che le precipitazioni che prima occorrevano una volta ogni 20 anni, potrebbero presentarsi una volta ogni 5-15 anni. Parallelamente vengono confermati i trend della precipitazione media su scala globale, che potrebbe raggiungere incrementi nell’ordine del 2-6%.

 

È importante specificare che i cambiamenti nei fenomeni di precipitazione sono e saranno molto più eterogenei e complessi a livello globale, mostrando differenze sia tra i paesi che all’interno degli stessi. Ad oggi le zone in cui “pioverà di più” in futuro risultano essere le alte latitudini dell’emisfero Nord, l’Asia Orientale e le zone equatoriali. Parallelamente, le aree tropicali, il Mediterraneo e la parte meridionale dell’America Settentrionale saranno invece colpite da una generale diminuzione delle precipitazioni, ma anche da un aumento dell’intensità e della frequenza di siccità e delle precipitazioni estreme.

 

Ma perché dovrebbe interessarci tutto questo?

Tali cambiamenti nei regimi di precipitazione possono essere considerati tra gli effetti più impattanti dei cambiamenti climatici indotti dalle attività antropiche. Fenomeni quali alluvioni e periodi prolungati di siccità sono difatti strettamente connessi a moltissimi settori socio-economici: salute, agricoltura, industria, etc.

 

Tutto ciò evidenzia ancor di più l’urgenza nell’attuazione di efficaci politiche di mitigazione, per cercare di ridurre l’effetto delle nostre azioni sul clima, e, ancora di più, di precise politiche di adattamento, per premunirci di fronte a cambiamenti oramai sempre più confermati e sempre più a ridosso (per un approfondimento in merito alle politiche di mitigazione ed adattamento si rimanda al nostro articolo “Rispondere al cambiamento climatico: mitigazione ed adattamento”). Quindi, che dire… Sì! Forse domani e in un futuro più remoto è meglio portarsi un ombrello dietro. Ma mi raccomando! Grande e robusto, perché l’acqua e il sole saranno entrambi più “pesanti”.

 

 

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