Come cambieranno le precipitazioni nel nostro Paese
Più intense, sempre più rare: ecco cosa dicono le proiezioni.
di Luca Famooss Paolini
Nel nostro articolo “Le precipitazioni globali nel 2100” ci siamo lasciati descrivendo i cambiamenti che si stanno registrando nei regimi di precipitazione su scala planetaria a causa del surriscaldamento globale, e quali sono i principali fattori fisici che li determinano.
Giusto per fare un piccolo richiamo, ricordiamo che i dati relativi alla seconda metà del XX secolo mostrano un generale aumento della precipitazione media globale annua e un aumento dei giorni di precipitazione considerata estrema. Questi dati vengono purtroppo confermati, se non addirittura esasperati, dalle recenti proiezioni climatiche, che mostrano cambiamenti tanto più importanti quanto più emetteremo gas a effetto serra. Purtroppo gli effetti più marcati si avranno proprio se continueremo a emettere come facciamo oggigiorno, ossia seguendo il famigerato tasso di emissione denominato in inglese “Business as Usual” (lo scenario di riferimento per le emissioni di gas ad effetto serra, in assenza di politiche di mitigazione ai cambiamenti climatici).
È importante ricordare però che i cambiamenti nei regimi di precipitazione non sono e non saranno omogenei su tutto il globo ma mostrano e mostreranno differenze, anche molto rilevanti, sia tra i Paesi che all’interno degli stessi. Per questo motivo abbiamo deciso di affrontare la tematica con una lente di ingrandimento, andando ad analizzare più nel dettaglio quanto sta accadendo e potrebbe accadere in futuro nel nostro bel Paese.
“Zoomiamo” sull’Italia
L’Italia, così come tutta l’area del Mediterraneo, si trova in una zona di confine tra fasce geografiche che subiranno cambiamenti diversi. Si situa infatti al di sopra del Nord Africa, nel quale le precipitazioni annuali hanno registrato un andamento medio negativo sin dal 1850 circa (fenomeno legato anche a fattori che esulano dal cambiamento climatico di origine antropica), e al di sotto dell’Europa continentale e delle alte latitudini, che invece hanno subito un sistematico aumento delle precipitazioni durante il XX secolo .
Data la complessità di tale zona, trarre delle conclusioni “statisticamente significative” dai dati osservativi ad oggi disponibili non è così immediato come per altre parti del globo. Questo vale sia per i dati di precipitazione cumulata (intesa come precipitazione caduta nell’arco di un anno) che per i dati relativi a frequenza, intensità ed estremi di precipitazione.
Sta di fatto che nell’ultimo secolo e mezzo l’andamento delle precipitazioni medie sul territorio italiano è stato generalmente negativo, con una diminuzione di circa il 7% rispetto il periodo di riferimento 1961-1990. Nello specifico le aree più colpite risultano essere il centro Italia (soprattutto durante la stagione primaverile e la stagione estiva) e il Sud-Est Italia, con una diminuzione compresa tra l’11 e il 13%.
Per quanto riguarda le variazioni dei fenomeni estremi di precipitazione, i dati non sembrano mettere in evidenza una tendenza chiara e univoca (almeno negli ultimi 50 anni circa), mostrando un’intensità e una distribuzione geografica abbastanza incostanti. Nonostante ciò, uno studio di ISPRA Ambiente rileva una generale tendenza all’aumento delle precipitazioni intense al Sud e sulle Isole.
Contrariamente alle osservazioni, le simulazioni climatiche sembrano essere più concordi in merito al futuro che ci attende, anche se rimangono più incerte di quelle relative ad altre variabili fisiche quali, ad esempio, la temperatura. Secondo i dati Med-CORDEX (un’iniziativa proposta dalla comunità scientifica che si concentra unicamente sul clima del Mediterraneo), entro la fine del secolo andremo incontro a una diminuzione della precipitazione cumulata nell’ordine del 1,5-8% (14-72 mm) rispetto il trentennio 1971-2000, in funzione di quanto saremo virtuosi (o non virtuosi) nel limitare le emissioni.
Variazioni della precipitazione cumulata in Italia, rispetto alla media 1971-2000. I dati sono ricavati dalle proiezioni di quattro modelli facenti parte del progetto Med-CORDEX. Inoltre, ciascuna proiezione si basa su due diversi scenari di emissione di gas ad effetto serra (RCP4.5, RCP8.5). La linea continua rappresenta la media di insieme dei modelli rispetto ciascun scenario di emissione.
Parallelamente, le proiezioni in merito a frequenza, intensità ed estremi di precipitazione mostrano una progressiva concentrazione di eventi sempre più intensi e meno frequenti, determinando quindi un aumento dei giorni “secchi” durante l’anno e un aumento della durata dei periodi di siccità. Giusto per fare un esempio, la variazione maggiore della precipitazione massima giornaliera si avrà nello scenario più critico in merito alle emissioni future di gas ad effetto serra, toccando valori anche di 50 mm a fronte degli attuali 300-400 mm. Nuovamente tali cambiamenti colpiranno in misura maggiore il Sud e le Isole, andando a gravare ulteriormente su zone italiche già molto delicate sotto il punto di vista delle risorse idriche.
Per concludere possiamo quindi dire che anche per l’Italia, così come per molte altre parti del globo, non si prospetta un futuro molto roseo. Questo ci pone (e ahimè, di nuovo) davanti alla necessità e all’urgenza di attuare lungimiranti politiche di mitigazione e adattamento, senza le quali, oltre a non essere roseo, il futuro potrebbe essere alquanto critico, lasciandoci della rosa solo le spine.
Add a Comment