Un milione di sveglie per il clima
Esattamente una settimana fa, il 15 marzo 2019, milioni di persone da ogni angolo del pianeta sono scese in piazza per la Marcia Globale per il Clima. La mobilitazione ha avuto luogo in più di 2.000 città in oltre 120 paesi, da San Francisco a Mosca, dalle Mauritius a Gerusalemme, da Pechino a Casablanca, da Beirut a Parigi, da Dakar alle isole Svalbard, da Catania a Nuova Deli. Una manifestazione colorata, senza precedenti, che entrerà nei libri di storia come la prima mobilitazione globale per il clima.
L’Italia, con 235 eventi e oltre un milione di cittadini in piazza, è stato uno dei paesi più attivi di questo 15 marzo. I numeri sono incredibili: 50.000 persone a Napoli, 30.000 a Roma, 20.000 a Torino, cento mila a Milano. A partecipare sono stati tutti: studenti, presidi, insegnanti, genitori e figli, amministrazioni locali e cittadini di ogni età, fianco a fianco per chiedere di arginare il cambiamento climatico prima che sia troppo tardi. Tantissime le scuole, dalle elementari alle università, e innumerevoli le iniziative dal basso nelle settimane precedenti l’evento, come le lezioni in piazza, le assemblee studentesche, i gruppi di lavoro su piccoli progetti locali e le dimostrazioni di supporto da parte di tanti negozianti nei centri delle città.
In Italia, la protesta del 15 marzo ha anche ricevuto il supporto di numerose associazioni, tra cui alcune ONG ambientaliste (Legambiente, WWF, Greenpeace, LIPU, ENPA) e diversi coordinamenti studenteschi (Rete degli Studenti Medi, Unione degli Universitari, Segretariato Italiano di Studenti in Medicina), ma anche di CGIL, FederConsumatori, FederParchi, l’Associazione di Medici per l’Ambiente e molte altre. C’è stato spazio davvero per tutti, ma i ragazzi di FridaysForFuture sono stati chiari: no alle bandiere di partito e delle associazioni, nessun simbolo: si manifesta tutti insieme come singoli cittadini, uniti per un’unica causa comune.
Molto più di una marcia per il clima
La marcia del 15 marzo è stata un momento importante, ma è solo la punta dell’iceberg di un movimento che in un paio di mesi è cresciuto esponenzialmente. Dall’ultima volta che vi abbiamo parlato degli scioperi per il clima sono successe molte cose. Il movimento si è diffuso in tutta la penisola e ha aperto un sito per facilitare la condivisione di risorse e idee e per coordinare la mobilitazione. Alcuni ragazzi italiani hanno lanciato l’appello Smettetela di giocare con il nostro futuro, chiedendo ai cittadini di scendere in piazza il 15 marzo e alla politica di impegnarsi seriamente per la transizione energetica. La petizione ha raggiunto 75.000 firme in soli 2 giorni.
Il movimento italiano, da subito appoggiato da Luca Mercalli, ha raccolto il supporto di Mario Tozzi, Carlo Petrini, e di numerosi altri accademici, esperti e scienziati italiani. Maestri e professori da ogni parte d’Italia hanno pubblicato il Manifesto degli Insegnanti per il Futuro (TeachersForFuture) per sostenere gli studenti nella loro mobilitazione. Il giorno della protesta mondiale, anche Greta Thunberg ha lanciato un videomessaggio agli studenti italiani, incoraggiandoli a non mollare.
E nel resto del mondo?
Come in Italia, il movimento FridaysForFuture è andato diffondendosi in tutto il mondo, coinvolgendo moltissimi nuovi paesi in tutti i continenti.

Oltre a scendere in piazza e organizzarsi sui social, i cittadini di tutto il mondo stanno usando ogni strumento a loro disposizione per farsi sentire: lo UK Student Climate Network ha pubblicato un manifesto che chiede al governo inglese di dichiarare l’emergenza climatica e riformare il sistema educativo. Anche i giovani francesi hanno pubblicato un loro manifesto, proprio mentre quattro ONG, supportate da oltre 2 milioni di cittadini, presentavano ricorso contro il governo francese per “inazione climatica”. E ancora, in una lettera aperta, scritta da molti studenti tra cui Greta Thunberg e anche alcuni italiani, i giovani di FridaysForFuture dichiarano:
“Manifesteremo insieme il 15 Marzo, e molte altre volte ancora, finché giustizia climatica non sarà fatta. Chiediamo a tutti i decisori politici di tutto il mondo di prendersi la responsabilità di risolvere questa crisi o di dimettersi. Ci avete deluso in passato e se continuerete a deluderci anche in futuro, noi giovani di questo pianeta cambieremo le cose da soli. Abbiamo cominciato a muoverci e non ci fermeremo più”.
Se in tutto il mondo gli studenti sono il volto e il motore della protesta, decine di migliaia di scienziati ed esperti hanno espresso il loro appoggio al movimento: tra essi, spiccano le dichiarazioni dei 23 mila scienziati tedeschi, austriaci e svizzeri, di 3.600 scienziati belgi e 1.200 scienziati finlandesi, e ancora di 224 accademici inglesi, 300 scienziati francesi svizzeri e belgi, e svariati scienziati olandesi. “Denunciare e rifiutare una civilizzazione mortifera significa semplicemente agire da buoni cittadini”, dicono, aggiungendo che “accompagnare e incoraggiare questa mobilitazione giovanile è un imperativo morale”. Parole di supporto sono arrivate anche da esponenti del mondo politico, dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres all’ex numero uno del clima alle Nazioni Unite Christiana Figueres, dal Ministro dell’Ambiente francese, al Ministro dell’Educazione olandese, al Ministro dell’Energia inglese. In Italia, il Presidente del Senato Casellati, il Ministro dell’Ambiente Costa ed il neo-eletto segretario del Partito Democratico Zingaretti hanno espresso il loro supporto ai giovani in piazza il 15 marzo.
Come inevitabile, tuttavia, il supporto non è unanime. Anzi. Theresa May ha espresso preoccupazione per la marea di studenti che ogni venerdì diserta le lezioni “perturbandone il normale svolgimento” – anche se diversi insegnanti inglesi sono scesi in piazza per dimostrare solidarietà al movimento. Il Ministro dell’Ambiente delle Fiandre è stato costretto a dare le dimissioni, dopo avere affermato che i giovani belgi fossero mossi da “poteri anonimi” – ed essere per altro smentito dagli stessi Servizi Segreti belgi. Nello stato australiano del New South Wales, poi, il Ministro dell’Educazione ha minacciato punizioni per studenti e insegnanti che intendessero partecipare allo sciopero del 15 marzo. In questo caso è stata Greta a rispondere con un tweet: “Ok, messaggio ricevuto. E non ci interessa. Dichiarazioni come la sua appartengono ai musei”.
E mentre Greta viene nominata “donna dell’anno” in Svezia e candidata al Premio Nobel per la Pace, qualcuno ne approfitta per criticare il movimento e la stessa Greta, che vengono tacciati di ignoranza, buonismo, inesperienza, di essere manipolati, di voler solo marinare la scuola. Ma ai più, le cattiverie non interessano. Le parole di Greta a Katovice, Davos e Bruxelles bastano per riportare l’attenzione dove dovrebbe essere e rimanere : sulla crisi climatica e come risolverla prima che sia troppo tardi.
“Siamo in sciopero scolastico perché questo è il nostro dovere. Voi politici non avete fatto il vostro. Stiamo cominciando ad aggiustare il disastro che avete provocato, e non ci fermeremo fino a quando non avremo finito”, dice Greta. Le sue parole ci ricordano che, anche se il 15 marzo ormai è passato, la mobilitazione è appena cominciata, va avanti e ha bisogno di tutti.
Arrivederci allora al 24 maggio, per il secondo sciopero mondiale per il clima.
Per saperne di più sulla nascita del movimento FridaysForFuture in Italia e nel mondo, leggi anche questo articolo di Duegradi.
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