Venezia: un patrimonio UNESCO a rischio

Venezia: un patrimonio UNESCO a rischio

Venezia: un patrimonio UNESCO a rischio

Euforia o Falsa Sicurezza? 

di Stefano Cisternino

Illustrazione di Beatrice Maffei

Grafiche di Cecilia Brugnoli

 

La recente decisione del Comitato del Patrimonio Mondiale di non inserire Venezia e la sua laguna nell’elenco dei siti del patrimonio mondiale in pericolo è un argomento di conversazione che va ben oltre le rive della sua storica laguna. Il verdetto è stato emesso durante la 45^ sessione del Comitato, svoltasi a Riyadh dal 10 al 25 settembre 2023. In precedenza, a luglio, il Comitato del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO aveva lanciato un monito, sostenendo che l’Italia non stava facendo abbastanza per tutelare la città dalle minacce legate al sovraffollamento turistico, allo sviluppo urbano e ai cambiamenti climatici, raccomandando pertanto l’inclusione di Venezia nella lista dei siti in pericolo.

 

Il Ministero della Cultura italiano ha accolto con favore l’esito del voto dell’UNESCO in Arabia Saudita, definendo il tentativo di inserire la città nella lista come “puramente politico“.

 

“Il grande trionfo all’UNESCO… Venezia non è a rischio”, ha twittato il Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, giovedì su X, precedentemente noto come Twitter.

 

Tuttavia, la decisione dell’UNESCO di non inserire Venezia nella sua lista dei “patrimoni in pericolo” solleva interrogativi inquietanti. Nonostante il sollievo politico, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha sottolineato che Venezia continua a fronteggiare sfide significative, chiedendo all’Italia di mantenere i suoi sforzi di protezione. Questo apre un dibattito più ampio: è davvero una vittoria o piuttosto una falsa sicurezza in un’epoca di cambiamenti climatici inarrestabili? Le decisioni attuali riescono veramente a fronteggiare l’imminente emergenza climatica che rischia di sommergere la città sotto le acque? 

 

La città, pur essendo un gioiello architettonico e culturale, è come una bellissima nave che sta lentamente affondando, aggravata da una varietà di sfide tanto complesse quanto interconnesse.

 

Le sfide ambientali di Venezia

L’over-turismo è una delle cause più evidenti del declino di Venezia. L’afflusso incessante di visitatori sta contribuendo all’erosione costiera, alla contaminazione delle acque e alla pressione sulle infrastrutture urbane, dai trasporti ai servizi sanitari. La città sta perdendo la sua autenticità culturale in un mare di selfie-stick e ristoranti turistici, mentre l’economia diventa pericolosamente dipendente dal turismo, a scapito di altri settori. Anche il tentativo di introdurre un limite sostenibile di visitatori è divenuto un punto di contesa, con poco consenso su come implementarlo efficacemente.

 

 

E mentre siamo nel tema delle acque, il monitoraggio ambientale rileva che la situazione è “sotto controllo”, ma è questo un motivo per essere compiacenti? Assolutamente no. L’inquinamento atmosferico è un problema crescente in Italia e potrebbe avere ripercussioni sulla qualità delle acque veneziane, già vulnerabili. Certo, i dati indicano che la qualità dell’acqua è entro i limiti di legge, ma senza una vigilanza costante, queste acque potrebbero diventare inospitali non solo per i turisti ma anche per gli abitanti locali e gli ecosistemi marini.

 

Non dimentichiamo il problema crescente della sedimentazione. Questa sfida non solo influisce negativamente sulla biodiversità e sugli habitat delle lagune, ma minaccia anche la navigazione e le strutture storiche di Venezia. Ogni tentativo di rimuovere i sedimenti potrebbe avere un impatto ambientale negativo, un altro nodo nel groviglio di questioni che Venezia deve affrontare.

 

Infine, c’è il gigante elefante nella laguna: il cambiamento climatico. L'”aqua alta” è sempre più frequente, esacerbata da un clima in rapida evoluzione e dall’innalzamento dei livelli del mare. Anche se il progetto MOSE rappresenta una soluzione temporanea, Venezia ha bisogno di strategie di adattamento più sostenibili, come la restaurazione delle zone umide e investimenti in infrastrutture resilienti al clima. L’adesione ad accordi internazionali come l’Accordo di Parigi è fondamentale, così come la necessità di sensibilizzare il pubblico attraverso campagne informative e un dialogo continuo.

 

Non solo una questione politica: la necessità di una risposta multidimensionale

Oltre a Venezia, altri siti hanno ricevuto un grave avvertimento dall’UNESCO, tra cui città storiche come Budapest, in Ungheria, e Zanzibar, in Tanzania. Anche i siti naturali già parte del Patrimonio dell’Umanità non sono immuni: i vulcani della Kamchatka, in Russia, sono stati segnalati per la lista dei siti a rischio, così come la Grande barriera corallina australiana. Questi diversi casi dimostrano che i fattori che mettono a rischio i siti UNESCO sono complessi e sfaccettati, e spesso richiedono soluzioni che coinvolgono la cooperazione locale, nazionale e talvolta internazionale.

 

 

La questione di Venezia dovrebbe quindi essere considerata non solo come una preoccupazione politica o patrimoniale, ma come un caso di studio multidimensionale che include la politica, l’ambiente, e anche le questioni sociali ed economiche. E mentre i funzionari italiani magari alzeranno i calici per celebrare la decisione dell’UNESCO, è cruciale non dimenticare che la salute a lungo termine di Venezia richiede molto più di una semplice vittoria politica. Richiede una visione completa, un’azione coordinata e un impegno prolungato per affrontare una gamma di questioni che sono interconnesse in modi che vanno ben oltre la politica.

 

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